INSIDE THE PASSION – doppia intervista con Fabrizio Vicari / Parte II

Link all’articolo su “L’italiano”

Da bambino, visto un film, sottoponevo mio padre a un puntuale terzo grado per capire come fossero avvenute tecnicamente  certe riprese. Cresciuto, la mia curiosità ha preso una piega  psicologica, ed oggi, potendo la CGI (Computer-generated imagery) ricreare qualsiasi cosa ci scalpiti in mente, mi attrae molto di più la genesi intima di una scena, le motivazioni del regista dietro a un dolly, la sorprendente interpretazione di un attore secondario in un film di nessun valore…O meglio, come affermava Sydney Lumet…“Mi piacciono tutti quei film che a un certo punto mi stanno dicendo altro da ciò che vedo”.

Questa breve seconda parte di intervista a Fabrizio Vicari, operatore di “The Passion” e uno dei migliori operatori italiani, l’ho volutamente affidata a Pia De Solenni, mia amica giornalista americana, che da donna porrà sicuramente domande che la mia sensibilità di uomo difficilmente formulerebbe. Queste le domande e le risposte, senza cerimoniosità.

Pia de Solenni  Durante la scena della flagellazione vediamo il diavolo apparire vestito da donna. E’ chiara la sua presenza denigratoria. C’è stata qualche discussione sul set a proposito di questa scena? Come è stata pianificata?

Fabrizio Vicari   La flagellazione è sicuramente la sequenza più inquietante del film di Gibson. Mentre Gesù è sottoposto a indicibili torture sotto gli occhi addolorati della Madre,  il diavolo passa alle spalle della piccola folla. E’ incappucciato e porta in braccio un fagotto, che sembra contenere un bambino. Ma quando la testa emerge dalla coperta, appare un nano deforme con uno sguardo diabolico. Mel Gibson, come ci ha spiegato anche sul set, ha voluto far risaltare il contrasto tra la compassione di Maria per il figlio torturato e quella strana maternità rovesciata impersonata da satana. E’ poi molto interessante l’idea di Gibson, emersa credo lo stesso giorno delle riprese, di girare la camminata del diavolo facendo sedere l’attrice su un carrello posto su un binario, dando l’ impressione di un incedere quasi sospeso in aria, e restituendo al personaggio un aspetto soprannaturale ed inquietante.

Pia de Solenni  Gibson sembra portare una nuova dimensione della prospettiva femminile nei personaggi di Maria, Maria Maddalena e Claudia la moglie di Pilato…Cosa ne pensi?

Fabrizio Vicari   Non so quanto Mel Gibson abbia tenuto conto della storia e della tradizione cristiana, ma la sensazione che costantemente ho avuto durante le riprese del film, é stata la meticolosa attenzione del regista nel delineare con precisione le diverse personalità femminili, molto importanti in questo film. Ad esempio durante la flagellazione, mentre la scena è inondata di sangue la Maddalena piange e si dispera, quasi perdendo il controllo di sé stessa, Maria pur soffrendo pene indicibili, si erge in tutta la sa maternità. E’ l’unica che non perde  il senso di ciò che sta accadendo, la sua consapevolezza e presenza continua sostengono e danno forza a Gesù per proseguire nel compimento della sua PASSIONE. Figure di donne titaniche che giganteggiano accanto ai personaggi maschili. E si, per me è stato anche molto interessante come il regista abbia descritto il personaggio di Claudia Procula, la moglie di Ponzio Pilato, interpretata con asciuttezza da Claudia Gerini. Un’altra donna che sfida l’autorità, cercando in tutti i modi di intercedere presso il marito affinché Gesù non venga condannato. Nella successiva tradizione Cristiana Claudia viene proclamata santa.

Pia de Solenni  Come ha impattato  la tua vita professionale lavorare in questo film ?

Fabrizio Vicari  Il maggiore arricchimento professionale ricevuto da questa esperienza è stato lavorare con Caleb Deschanel, il direttore della fotografia del film, con il quale ho avuto un rapporto di stima e rispetto reciproco, che mi ha permesso di ottenere il massimo dal mio lavoro. C’erano sempre 2 o 3 camere in azione, il mio compito in particolare era quello di inquadrare gli attori e l’azione in generale in campi più ravvicinati…e proprio per questo i movimenti di macchina erano affidati al mio istinto più che alla indicazioni di Gibson che dopo ogni  ripresa controllava al video ciò che era stato filmato… Qualche volta l’ho visto emozionarsi seriamente ricontrollando il mio girato, e per me questo voleva dire che avevo fatto bene il mio lavoro.

Grazie Pia, grazie Fabrizio, mi avete lasciato con uno/due punti che mi danno materiale nuovo a cui pensare. Alla mia penna, una rapida chiosa. Mi ricordo la tensione durante le riprese di THE PASSION: Gibson aveva quasi finito il film ma non aveva trovato ancora una distribuzione. Nessuno ma proprio nessuno voleva esporsi al lancio di una pellicola così candidamente controversa. Mel l’ubriacone  lavorava dunque senza distribuzione e con un attore quasi sconosciuto come protagonista…Ma sprovvisto degli assistenzialismi statali per film di interesse culturale nazionale, libero come il vento e posseduto  dal sacro furor dell’arte,  credeva nella sua sceneggiatura e il resto è storia. Uno scenario psicologico diametralmente opposto all’italico “vediamo se scattano i finanziamenti”. Does it ring bell Italy? Does it not?

Un saluto a Caviezel, ovunque sia e qualsiasi cosa faccia.

Manuel de Teffé


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