Batman VS Bud Spencer. Suspension of disbelief reloaded.

Uno dei concetti letterari più interessanti che abbia mai letto è il celeberrimo “Suspension of disbelief” teorizzato a inizio 1800 da Samuel Taylor Coleridge. Secondo l’autore di “Rhimes of the Ancient Mariner”, quando  uno scrittore masters his craft e riesce a infondere ai suoi scritti una certa dose di realismo,  il lettore può arrivare a sospendere  qualsiasi giudizio circa l’oggettiva non plausibilità di quanto sta leggendo: condizione d’animo battezzata appunto come   “suspension of disbelief”, cartina tornasole ultima di ogni opera d’arte.

Potremmo dunque dire che ogni capolavoro e,  in generale, ogni opera di buon mestiere  possono innescare nel pubblico diversi levelli di “suspension of disbelief”, ovvero differenti gradi di sospensione del giudizio.

E’ quanto accade nel momento in cui ci sediamo di fronte a una buona pellicola, da soli o in compagnia: nell’istante in cui parte la sequenza d’apertura di un film, scattano i titoli o sentiamo le prime note di una colonna sonora convincente , la “suspension of desbelief” si attiva, ingrana la prima o decolla automaticamente, finchè la bontà dei primi 5 minuti dell’opera non sancisce la sospensione di qualsiasi interferenza raziocinante. E’ l’istante dove non ricordiamo più di star vedendo E.T., di leggere East of Eden o di goderci Marcel Marceau a teatro: quel passaggio invisibile attraverso cui, senza accorgercene, precipitiamo nell’accettazione di tutto.

Ma per film come la trilogia di Batman, la “suspension of disbelief” scatta addirittura prima,  già alla vista del poster del Cavaliere Oscuro, quando stiamo per entrare in sala. Nolan ha trattato la materia in questione in modo talmente realista che siamo storditi dall’atmosfera di una storia non iniziata ancor  prima che in sala si spengano le luci. Una “suspension of disbelief” retroattiva del tutto particolare.

Così, ci dimentichiamo di assistere a un banale film e iniziamo a partecipare a qualcosa, ancorati in massa alla medesima suggestione, e alla prima nota di Hans Zimmer siamo tutti a Gotham.

 A onor del vero tuttavia, in”The Dark Knight rises” la mia suspension of disbelief si è clamorosamente autosospesa verso la fine del film.  Verso la fine del terzo capitolo della saga infatti, causa una soluzione scenica certamente non pensata in sceneggiatura, mi sono ritrovato  brutalmente  e semplicemente davanti a delle immagini in movimento. In quel momento ho pensato: 1) Che filmone 2) Anne Hathaway potrebbe reggere da sola tutto il film 3) Ma guarda, Matthew Modine è tornato a recitare e più invecchia più gliel’ammolla, tipo Jeff Daniels in the Newsroom… 4) Chissà se questo è un vero proiettore 4K, non riesco a beccare un pulviscolo di grana neanche nelle parti più in ombra e sto in prima fila…

Ma andiamo al punto del mio risveglio,  il punto che ha scatenato gli inutili pensieri di cui sopra, che non è un punto qualsiasi ma lo Showdown di due ore e rotte di film.

Allora. Batman è scomparso da mesi e Gotham è in mano ai cattivi. I buoni si sono riorganizzati e siamo alla resa dei conti. A questo punto abbiamo i due schieramenti avversari uno di fronte all’altro:  il corpo di polizia di Gotham davanti a un imponente esercito di galeotti coordinati dalla league of Shadows e capitanati da Bane. Entrambe le parti sono armate sino ai denti e lo scontro si preannuncia agghiacciante, anche a causa della neve. L’esercito dei galeotti trasuda rivalsa civile, la polizia intimamente trema ma è pronta al sacrificio estremo. Quando un segno appare dal cielo: la macchina volante di Batman si libra sopra l’esercito dei buoni. Bubbusettete. Batman c’è. La polizia si galvanizza a livelli stratosferici e noi con loro.

TUTTAVIA, nonostante l’orgia di vari e sofisticati armamenti branditi da migliaia di persone, ( http://www.imfdb.org/wiki/Dark_Knight_Rises,_The )

a un tratto,

gli eserciti più determinati che la filmografia ricordi, depongono non si sa dove le armi e…. si prendono a cazzotti. Proprio così. Se le danno di santa ragione. Sissignore. Ci danno giù di brutto. Bud Spencer e Terence Hill a manetta: pugni e sganassoni.

Toh, The Dark Knight è un film, ma pensa, pazzesco…fanno morire Matthew Modine ma Chris Nolan gli ha dato troppa importanza, la camera carella sul suo corpo esanime per ben 5 secondi …però… e invece Tom Hardy sparisce in modo così miserrimo…Much ado about nothing…Mah….

Mentre questi e altri  pensieri parassiti erodono i vari strati della  mia “suspension of disbelief”  e precipito come Di Caprio in Inception di sogno in sogno dritto verso il risveglio, la mastodontica colonna sonora di Hans Zimmer riaggancia tutti i miei neuroni specchio e, magia, risospende ogni  sospensione.

Nuovamente, senza accorgermente, il film scompare davanti ai miei occhi e sono di nuovo a Gotham.

“Suspension of disbelief” riattivata, mi ridimentico di vedere Batman assisto a uno dei migliori finali cinematografici mai scritti, per stilizzazione drammaturgica e apertura narrativa.

Che non è un finale, perchè il finale è Batman che ce la fa. Tecnicamente la parte dopo il finale si definirebbe denouement, (snodo), conclusione ultima della trama, la presentazione di ciò che accade dopo l’esito  del film, il vissero felici e contenti partecipato per qualche minuto invece delle leziose didascalie finali. De noue ment.

Esco dalla sala pensando:

Uno dei peggiori Showdown della storia del cinema per un film di tale livello, seguito a ruota da una chiusa formalmente perfetta.

Chissà se sono stato il solo a notare quella coreografia da spaghetti western.

O forse era un tributo al Batman televisivo e alle volanti didascalie onomatopeiche di quelle botte da orbi fumettesche?

Potevano perlomeno coreografarle meglio le scazzottate tra i due eserciti…

Roba che Terence e Bud sembravano Ninja.

Suspension.

Manuel de Teffé

Batman VS Bud Spencer – Link all’articolo in pdf

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