Il grande paradosso: l’intelligenza artificiale e il ritorno del vero cinema

E se invece l’intelligenza artificiale adesso già così smodatamente usata… spingesse infine le produzioni cinematografiche ad agire… umanamente?

Mi spiego meglio. A partire dagli anni 2000 abbiamo visto un declino imbarazzante della settima arte e del suo modo di raccontare le storie. Le produzioni internazionali, hanno infatti iniziato ad agire quasi all’unisono applicando i template narrativi sfornati dai guru dell’insegnamento della sceneggiatura che, usati senza ritegno, hanno appiattito miserabilmente gli ultimi 25 anni di storia del cinema. Quanti capolavori avete visto negli ultimi 25 anni? Io solo 3. I vari template narrativi proposti hanno velocemente rimpiazzato la libertà della drammaturgia semplificando sino allo sfinimento l’incredibile e sorprendente tavolozza delle relazioni umane. Si è ridotto tutto a delle norme tecnico-temporali dove a quel dato minuto doveva accadere quella determinata cosa per questo e quest’altro motivo… e gli essere umani, alla fine di questo paradossale processo sostitutivo, sono diventati delle sfiancanti macchiette bidimensionali operanti in scene di servizio.

Se ci fate caso, i migliori film della storia del cinema sono quasi sempre tratti da libri o dall’opera di scrittori registi… da situazioni artistiche cioè, dove l’autore narrava perché DOVEVA narrare, perché aveva una necessità impellente di raccontare qualcosa e proveniente dalle sue viscere.

Un tempo il processo drammaturgico si dipanava organicamente. Quando poi gli studiosi hanno codificato 100 anni di drammaturgia e hanno iniziato a dare una miriade di regole che sintetizzate e utilizzate alla cieca dalle grandi produzioni internazionali hanno accantonato la drammaturgia… abbiamo avuto cloni su cloni su cloni di film di cui a nessuno importa, in fin dei conti, nulla.

Adesso.. quale è il paradosso insospettato? AI sta rendendo tutti in grado di produrre immagini da visibilio… sequenze da visibilio… tra poco molti e insospettabili utenti saranno in grado di produrre facilmente ciò che ai tempi di Matrix costava cifre spropositate. E dunque? Dunque avremmo una nostalgia immane della verità delle reazioni umane, quelle che non derivano dai template ma dalla storia che qualcuno deve disperatamente raccontare. Twist in the plot… Alla fine, in questo clamore mastodontico di immagini perfette tornerà protagonista la storia vera, quella scaturita da una drammaturgia organica.

Mark my words.

È la profezia di Truffaut, quando diceva: il film del futuro sarà un atto d’amore.

Buon cinema a tutti!

Manuel de Teffé

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