“Heute bin ich blond”: Marameo al cancro in 9 mosse.

Heute bin ichInvitato al festival cinematografico di Brussels dal produttore esecutivo Franz Esterházy per la visione di  “Heute bin ich blond” o “La ragazza dalle nove parrucche”,  mi preparo a vedere il film con uno stato d’animo ostinatamente impreciso. Questa la storia scartavetrata e distillata: quando l’esuberante ventunenne Sophie (Lisa Tomaschewsky) scopre di avere il cancro, dopo lo shock iniziale decide di prendere a ceffoni il suo dramma con originale verve. Il coccolone viene esorcizzato così: la ragazza, calva da chemioterapia, inizia a indossare 9 variopinte parrucche cambiando con esse personalità. Un’accorato marameo al cancro che a un certo punto si darà alla macchia, ma non per le parrucche: trattasi ovviamente di miracolo. La storia è tratta da una vicenda realmente accaduta all’olandese Sophie van der Stap, ragazza che vari anni fa viene colpita dal male, apre un blog  per raccontare la sua battaglia e sentirsi meno sola, Il blog viene letto, le pubblicano un libro, il libro viene letto, ne fanno un film per la regia di Marc Rothemund. Menzione speciale ai brillanti produttori tedeschi Sven Burgemeister e Andreas Bareiss, iniziatori dell’intero progetto.   Durante il ricevimento serale, la mia curiosità di regista sceneggiatore mi porta a parlare a lungo con la scrittrice van der Stap, e noto con mia grande sorpresa l’estrema somiglianza caratteriale con l’attrice del film. Mi viene la sindrome della “Rosa Purpurea”, entro nuovamente nella pellicola e ho le allucinazioni. Quando poi arriva  la bravissima Lisa Tomaschewsky, non capisco più dove finisca una e inizi l’altra. Questo, l’estratto conto del dialogo tra me e Sophie mentre alcune persone piangono ancora dopo la visione.

Manuel Sophie, perchè hai deciso di aprire un blog e raccontare quanto ti stava accadendo?
Sophie van der Stap  Quando ho cominciato a scrivere in ospedale non ho pensato alla forma o all’esito delle mie storie ma dopo qualche mese avevo un’enormità di brevi racconti che sono diventati la base del mio libro. Scrivevo come una pazza per resistere alle 54 settimane di chemio…I miei racconti erano archiviati come “settimana numero 7”, “settimana numero 19”, etc. La mia sete di essere parte del mondo era molto forte…così ho iniziato a spedire i mei “pezzi” a vari giornali e riviste, quei pochi che mi rispondevano mi facevano capire che non potevano pubblicare cose così poco ottimiste…Quando la mia speranza era praticamente sparita, il direttore del NCR Handelsblad mi ha chiamato dicendomi che i miei pezzi erano potenti e che voleva pubblicarne qualcuno….a questo punto un mio caro amico mi ha suggerito di aprire subito un blog, e così è successo….Il mio pezzo è stato pubblicato un sabato insieme a un’intervista e al link del blog. Il lunedì seguente, televisioni e riviste mi chiamavano a tutte le ore.
Sophie and Lisa
Manuel Cosa ha scatenato questa ricerca di parrucche e quanto è durata questa mania?
Sophie Se hai ventuno anni e sai che resterai calva per un anno e mezzo senza la speranza di sopravvivere….Beh, avevo bisogno di una parrucca che mi facesse sentire me stessa.  Le prime parrucche che indossavo a inizio chemio mi facevano sentire una sessantacinquenne. Così ho cercato senza sosta finchè mi sono imbattuta in un negozio teatrale. Lì le parrucche erano esposte come in un negozio di caramelle! Può sorprenderti, ma in un negozio professionale di parrucche, le parrucche sono nascoste in scatole. La vista di tutte quelle parrucche mi rallegrava e rialleggeriva la mia realtà. Inoltre non dimenticare, ripeto, che avevo solo 21 anni e stavo ancora ricercando la mia identità femminile. Le parrucche sono state prima una necessità, poi si sono trasformate in qualcosa di divertente. Attraverso di loro mi sono sentita differente e nuovamente viva…9 parrucche, 9 nomi, 9 personalità, 9 vite. Mi hanno fatta sentire viva nel momento della morte.
Manuel Vuoi descrivermi i 9 personaggi che ti sei ricreata con le parrucche?
Sophie No, noiosissimo! Penso tutti noi abbiamo lati differenti che si relazionano a differenti personaggi. Non più di 4 o 5, però. Alcune parrucche rappresentavano la femme fatale, la ragazza della porta accanto, la sognatrice… etc.
Manuel Allora dimmi a quale parrucca o personaggio ti sei affezionata di più.
Sophie Forse ad “Uma” perchè mi ha aiutato ad essere una femme fatale. “Pam” probabilmente era la più vicina alla donna che in realtà sono quando mi sveglio: dolce, gentile, amichevole, contenta di divertirmi e sfortunatamente vulnerabile. 
Manuel Il film mostra una giovane donna molto coraggiosa. Eri veramente così o ci sono stati momenti in cui hai perso la speranza? 
Sophie  Ho avuto spesso paura….Ogni notte mi addormentavo piangendo. Alla fine si può riassumere il cancro in due parole: alienazione e solitudine. Non essere connessa più con nessuno, non condividere più la stessa realtà con anima viva, quello è stato durissimo.  Ero sicura sarei morta di quella malattia, forse non a 21 anni ma qualche anno dopo. Nel mio viaggio,  ho anche imparato che nonostante queste emozioni si può ridere molto, godersi il sole, il cibo, la compagnia della gente, tutto così intensamente che ero solo felice di essere e di vivere. Forse può suonare strano, ma sono stata una ragazza abbastanza sorridente, in fin dei conti.
Manuel Ti saresti mai aspettata che la tua storia si sarebbe trasformata in film?
Sophie  No, naturalmente. I miei pensieri non andavano al di là del desiderio di sopravvivere. Quando un libro di successo viene dal letto di un ospedale, tutto il resto è secondario.
Manuel Hai aiutato l’attrice a interpretare il ruolo? Le hai dato qualche suggerimento?
Sophie  Ho dato suggerimenti al regista, sarebbe stato il suo lavoro. Ho solo parlato con l’attrice rispondendo a tutte le sue domande.
Manuel Come è stato vedere un’altra ragazza reinterpretare un momento della tua vita?
Sophie Stranissimo, inizialmente. La prima volta che ho visto la mial alter ego sul set è stato di spalle, era di spalle mentre camminava lungo un corridoio dell’ospedale. E’ stato come se mi fossi rivista!  Un’immagine così solitaria…Poi, dovevo entrare nalla mia roulotte ( nel film ho un mini ruolo), così ho cercato la mia roulotte e appena ho visto quella con il cartello “Sophie”, volevo automaticamente entrarci…Ma era quello dell’attrice Lisa! La mia aveva un cartello con scritto: FIGURANTE. Incredibile sensazione… La cosa mi ha ispirato a scrivere un articolo sulla nostra parte “fictional” avente per titolo:” Dove inizia realmente il nostro fictional self?” Naturalmente in noi stessi, penso, dal momento che siamo noi a decidere cosa mostrare della nostra personalità. Possiamo veramente vederci come siamo? Adesso io e Lisa siamo amiche e condivisiamo lo stesso humour. A volte mi domando se la parte che ha interpretato l’abbia cambiata un poco o se è sempre stata così, ed è stato semplicemente un casting perfetto.
Manuel  Infatti parlando con te ho l’impressione di parlare alla stessa ragazza che ho visto nel film, molto sicura e felice di vivere. Come è la tua vita dopo questa vittoria, cosa ti godi di più?
Sophie  Mi fa felice vedere gente. La mia famiglia, gli amici, nuovi incontri, ma devo stare attenta che le mie relazioni sociali non superino le mie ore di scrittura! E poi la scrittura ovviamente, ma solo quando sono ispirata. Ci sono giorni, settimane e mesi dove non scrivo nulla. Folle. Poi inizio a leggere senza fermarmi e allora mi viene in mente una storia, sento una voce e inizio a scrivere nuovamente. La vita dopo questa vittoria, vorrei dire che è migliore, suppongo lo sia, ma allo stesso tempo sono solo una ragazza che è appena divenuta trentenne e che sta affrontando un’ulteriore crescita.
Manuel  Nel film non ho notato momenti di preghiera, momenti in cui si pregava Dio.
Sophie Naturalmente non credo in Dio. Con le cose orribili che accadono sul pianeta come si può credere in Dio? Per me Dio è una risposta semplicistica al fatto che la vita non è coerente o meglio che non ha senso. Abbiamo bisogno di struttura e direzione in un mondo caotico e anarchico, e dal momento che penso che noi stessi siamo caos e anarchia abbiamo dunque bisogno di Dio.  Se c’è una religione è quella dell’amore, perchè cercarla in una realtà creata dopo la vita quando è qui con noi dentro di noi?
Manuel  Perchè si dovrebbe andare a vedere il tuo film?
Sophie Perchè, dopo aver visto il film o aver letto il mio libro “la ragazza dalle nove parrucche”,  diventa chiaro che il cancro o qualunque altro brutto destino non segna la fine di una risata o della felicità: è possibile sentire un mercoledì che presto morirai  e ridere a crepapelle tre giorni dopo. Voglio che la gente lo sappia. Siamo più forti di quanto possiamo credere, perchè lo dobbiamo essere.
Finisco la serata bevendo un bicchiere con Franz Esterházy. Franz mi racconta che il giorno di inizio riprese gli è morto il papà dello stesso male vinto da Sophie e che ha personalmente dedicato il film a lui, ringraziandolo nei titoli di coda. Gli racconto dei miei, volati via per la stessa ragione. Lucciconi e brindisi a 360 gradi. Lascio il festival ricordandomi dell’ultima volta che sono finito in ospedale, notti indimenticabili con gli occhi spiaccicati sul soffitto a pregare Dio di avere una seconda chance ed essere un uomo migliore. La seconda chance l’ho avuta, sull’uomo migliore ci sto lavorando. Un grazie a Sophie e un abbraccio spietato a tutte le persone che stanno combattendo questa battaglia. Nel frattempo, vivere in un AMBIENTE ALCALINO is the name of the game. Mark my words.
Manuel de Teffé
Director/Writer

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